Arrivi a L'avana ed entri in un vortice leggero, come fosse una brezza primaverile, di energie positive che si sommano man mano che la attraversi. Ti sembra di percorrere un'opera d'arte vivente, un quadro in movimento. Ogni scorcio, ogni angolo, anche il più banale e poco turistico ha un suo bello assolutamente personale: una fermata della guagua (sarebbe l'autobus in slang cubano), un angolo dove quattro uomini sono intenti ad un'accanita partita di domino, un tratto di strada in cui famiglie passano il tardo pomeriggio a conversare davanti ai portoni delle case, una strada chiusa dove gruppi di ragazzi organizzano rumorose partite di baseball con una palla improvvisata e tanta fantasia. Tutto questo è L'avana, la sua interminabile magia. Ti accorgi, attraversando questo mondo, che si tratta di un mondo fortemente contagioso. Hai grandi difficoltà a mantenere il ruolo di osservatore passivo. Con tempi diversi chiunque entra nel grande vortice della città finisce per lanciarsi. Voglia dire questo togliersi paure e farsi una lunga, struggente passeggiata lungo il malecòn (splendido lungomare) habanero, come gettarsi in una pista di balli latinoamericani e lasciare che la musica faccia il suo effetto e suggerisca i suoi ritmi. L'avana è una città di colori e di suoni.Vive in questo irregolare equilibrio di giornate che si compongono intorno a questi due principi. E la sensazione che percorre chiunque la attraversi è quella di trovarsi nel centro di gente allegra e felice, diciamo più allegra e più felice di quella che si vede spesso nelle nostre città, coi lineamenti tirati ed espressioni nervose. L'avana non ha controindicazioni, non ha particolari pericoli da cui mettere in guardia. Chiede solo al visitatore rispetto e curiosità.

